Cosa resta dell’infinito?

Progetto di Francesco Pedrini
nell’ambito della XVII edizione di BERGAMOSCIENZA
in collaborazione con Accademia di belle arti G. Carrara e Scuola d’arte Andrea Fantoni

5 – 20 ottobre 2019
Largo Rezzara – Città Bassa, Bergamo

Ricordare quanto possiamo essere natura, spirito e pensiero, slegati dal tempo, è l’unica via per riconnetterci con essa.
100 blocchi di salgemma, fatti per essere leccati dagli animali, sono il supporto che racchiude un parziale e incompleto racconto di alcuni momenti del mondo.
Il sale, minerale, valore, elemento per conservare, in questa installazione è un supporto per disegni che rappresentano un atlante della natura fossilizzato: frammenti di animali, insetti, pesci, piante, che hanno lasciato la loro orma nel tempo, esistenze che insistono a vivere come immagine. Il fossile è rappresentazione della natura stessa, racconta un tempo, un luogo, un altrove, un infinito che ci appartiene. Come sarà l’impronta che lascerà il nostro tempo?

Il lavoro di Pedrini ha le radici nella rappresentazione del mondo, la geografia, le mappe e i planisferi. Luoghi fatti di segni e immagini che cercano di comprendere ciò che è negato all’esperienza per dimensioni e distanze. I suoi lavori scaturiscono sempre da atti poetici che ci portano ad un “sublime matematico”, l’incontro con l’infinito, l’immenso, di fronte al quale ci sentiamo poco o nulla, perché l’infinito e il nulla si toccano.
Docente e coordinatore dell’Accademia di belle arti di Bergamo ha esposto, sia in mostre collettive che personali, in numerose gallerie e istituzioni tra cui alla Biennale di disegno di Rimini, alla Fondzione Buziol di Venezia, al Merano Arts Festival, al Tophane Culture Center di Istanbul.

Si ringraziano Giovanna Brembilla e Alessandra Burini.