Riccardo Benassi

Il Festival Internazionale della Cultura e l’Accademia Carrara di Belle Arti

presentano

La Flessibilità del Vuoto di Riccardo Benassi

proiezione del video e incontro
con Riccardo Benassi e Andrea Lissoni

giovedì 19 aprile 2012 – ore 18.00

c/o Accademia Carrara di Belle Arti

La presentazione del video La Flessibilità del Vuoto di Riccardo Benassi sarà accompagnata da un incontro con l’artista e Andrea Lissoni (Comitato scientifico Festival Internazionale della Cultura).
Il video, prodotto dal Festival Internazionale della Cultura, nasce da un esperimento collettivo realizzato sulla base dei materiali presentati e proposti dagli studenti dell’Accademia Carrara di Belle Arti nell’ambito del seminario intitolato La Flessibilità del Vuoto, tenuto dall’artista e realizzato in collaborazione con Fabiola Naldi, docente di Teoria delle arti multimediali, e con gli studenti stessi.

Hanno partecipato: Barbara Boiocchi, Paolo Bonacina, Luigi Bonetti, Claudia Campus, Alessandro Carducci, Mauro Coglio, Luca Maestroni, Francesco Moro, Mara Piras, Corinna Pisani, Giacomo Regallo, Natasha Rivellini, Filippo Spirani, Marco Spiranelli, Paolo Tognozzi, Silvia Valenti, Denise Zanotti.

Riccardo Benassi, La Flessibilità del Vuoto
Con il workshop La Flessibilità del Vuoto ho praticato una sorta di ascolto attivo degli studenti, a cui ho chiesto di parlarmi di suono, architettura, tecnologia e società all’interno della loro percezione quotidiana. Il mio ruolo è stato quello di occuparmi prevalentemente della creazione di link tra i loro racconti, al fine di sottolineare la presenza di basi comuni, di sensazioni condivisibili, perché credo che in esse risiede la possibilità di dare senso all’attorno, a quel vuoto apparente che ci costringe ad essere individui lontani fra loro. Ci siamo chiesti quindi – senza darci una risposta definitiva – se l’arte debba occuparsi di questo e in quale modo lo possa fare, e se l’arte possa essere in grado di portarci a una vita migliore. Ne è scaturita un’opera video di 16 minuti che riassembla quello che io ho imparato dai ragazzi, riordina le mie visioni nutrite dalle loro parole e dalle riprese che hanno realizzato. Questo video, come il salvaschermo di un computer, è un frammento audio/visuale automatico, che riempie uno stato di stanby, di inutilizzo temporaneo dell’interfaccia tecnologica. È un mantra ripetitivo e ipnotico che indaga il sovrapporsi di suono e architettura nelle nostre abitudini, volontà e traiettorie quotidiane.