Incontro con Francesco Frillici
Martedì 28 marzo 2017, ore 10.00
Nell’ambito degli insegnamenti di Fotografia di Luca Andreoni e Roberto Marossi
Incontro aperto a tutti
L’identità fotografica dell’arte
Storie, ricerche e idee negli anni sessanta e settanta
A cavallo fra gli anni sessanta e settanta del XX secolo la fotografia completa la formazione di quell’ identità “concettuale” che, in modi e gradi differenti, si era cominciata ad affermare fin dal tempo delle avanguardie storiche. Con la differenza che se all’inizio del secolo certi processi e certe azioni erano rimasti confinati nelle circoscritte ricerche di una élite, negli anni in questione vanno a estendersi, con la forza della diffusione tecnologica, su vasta scala, arrivando a normalizzarsi e a produrre effetti e ripercussioni su tutti i campi del sapere e del vivere umano.
La ben nota formula, che aveva attraversato piuttosto indenne tutto il corso del Novecento, della “fotografia come arte” sembra potersi ribaltare in quella di “arte come fotografia” con l’adozione da parte dell’intero sistema dell’arte di certe logiche, processi, operazioni e categorie concettuali possedute da sempre in maniera più o meno implicita, dal medium fotografico.
A partire dalle conseguenze di portata epocale ingenerate dal ’68, snodo culturale ineliminabile nella nostra analisi, fino al fatidico ’77, preludio a un nuovo ciclo di riflussi e di ritorni storico-culturali, il nostro resoconto critico vuole esporre, sulla base di una nutrita serie di casi rappresentativi (molti dei quali italiani), come i frequenti rapporti fra arte e fotografia, anziché innescare sterili meccanismi di omologazione fra settori come era accaduto durante la congiuntura storica del Pittorialismo, portano, con successo, alla costituzione di una comune piattaforma d’intesa, di un unico sostrato condiviso su cui tutte le famiglie delle arti arrivano a convergere.
Fenomeni ampiamente studiati e ormai storicizzati quali la “smaterializzazione dell’opera”, la delegittimazione del principio di autorità e dei codici tradizionali, il riscatto dell’estetico, ecc., come vedremo, hanno portato alla ribalta nuove ricerche linguistiche e nuove poetiche che, a suo tempo, la critica militante (e non solo) ha denominato Minimalismo, Antiform, Land art, Arte povera, Conceptual art con le sue ulteriori declinazioni Body e Narrative art, in cui la presenza e la funzione della fotografia è risultata assolutamente determinante.
Nel nostro incontro tenteremo, pertanto, di ricostruire le direzioni e le traiettorie di tali percorsi, alla luce sia delle loro componenti fotografiche, sia delle numerose bussole teorico-critiche che hanno saputo instradarli lungo il corso del decennio. Un periodo di incessante, radicale rinnovamento, ma al tempo stesso di grande, profonda e prolungata transizione il cui valore è ancora fortemente attuale.
Pier Francesco Frillici vive e lavora a Bologna. È specializzato in Storia dell’arte e dottore di ricerca in Storia dell’arte contemporanea. Dal 2000 a oggi ha svolto attività didattico-scientifica all’Università di Bologna, all’Istituto Europeo di Design di Milano, alle Accademie di Belle Arti di Bergamo, di Bologna, di Rimini e presso molti centri culturali privati. Ha pubblicato una lunga serie di saggi, articoli, recensioni di mostre e di libri su arte, fotografia e design. È stato per anni redattore della rivista “Around Photography” e ha collaborato periodicamente con vari siti web come Artribune.it e Linkiesta.it . Ha pubblicato per i tipi dell’editore Quinlan: Sulle strade del reportage. L’odissea fotografica di Walker Evans, Robert Frank e Lee Friedlander, Bologna 2007; L’esperienza e il risveglio. Alfred Stieglitz nella fotografia e nell’arte del suo tempo, Bologna 2014.