Giovedì 17 maggio 2018 ore 10.30
Accademia di belle arti G. Carrara
P.zza Giacomo Carrara 82/d, Bergamo
All’interno del corso di Progettazione multimediale del docente Simone Bertuzzi.
Biografia
Luca Trevisani, Verona (1979) è uno dei giovani artisti italiani delle ultime generazioni che più si è fatto notare a livello internazionale.
Il suo lavoro è stato esposto in musei e centri d’arte internazionali come MAXXI Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo, Roma, Biennale of Sydney, Manifesta 7, Rovereto, Bienal di Architettura di Venezia, MOT the Museum of Contemporary Art Tokyo,Kunsthalle Wien, Kunstverein Braunschweig, ZKM Karlsruhe. Oltre a premi e mostre in importanti centri d’arte e musei ha pubblicato diversi libri tra cui The effort took ist tools, Argobooks 2008, The art of Foldingfor young and old, Cura Books 2012, Water Ikebana, Humbodt Books 2013, Luca Trevisani, Snoeck, 2014, Grand Hotel et des Palmes, Nero, 2015,
Ha scritto testi e saggi, tra gli altri, sul lavoro di Francesco Lo Savio, Luca Vitone, Giovanni Anceschi, Gianni Colombo, Liam Gillick, Mark Manders.
Luca Trevisani insegna allo Iuav, Venezia, e presso la Libera Università di Bolzano.
La ricerca di Trevisani spazia fra la scultura e il video, e attraversa discipline di confine come le arti performative, quelle grafiche, il design, il cinema di ricerca o l’architettura.
Nel lavoro di Trevisani le caratteristiche storiche della scultura sono continuamente interrogate se non addirittura sovvertite, in un laboratorio dinamico che sonda l’indeterminatezza del mondo materiale, e la nostra esperienza dellecose. Per lo scultore, come per il chimico, non esiste un lavoro maesiste un lavorio, un esame costante del mondo, che lo smonta e lo rimonta, persistente ed ipnotico.
La traiettoria della ricerca di Trevisani è quella di un esploratore; un libero pensatore che studia con curiosità –ma anche con distacco- le più diverse ed eclettiche forme del linguaggio plastico, compresa quello del film, agendole dall’interno pur senza mai ambire a possederle definitivamente, ma piuttosto cercando di svelarne -e se possibile modificarne- la loro microfisica.
Conservando sopra ogni altra quell’assoluta passione per l’utilità pratica e sociale del proprio lavoro e per le grandi questioni che esso coltiva, che costituisce forse la vera cifra di chi pratica con autorevolezza la ricerca artistica.